Debutta a Milano Freud o l’interpretazione dei sogni, un viaggio nella mente del padre della psicanalisi
Al Piccolo Teatro di Milano si è sentita l’esigenza di puntare un cannocchiale sull’uomo che all’inizio del Novecento ci ha fornito una lente con cui scandagliare la nostra interiorità.
Tratto dal libro di Stefano Massini (The Lehman Trilogy), Freud o l’interpretazione dei sogni il 23 gennaio va in scena in prima mondiale al Piccolo Teatro di Milano.
Solo successivamente sarà rappresentato in tre diverse versioni a Stoccolma, Vienna e Parigi.
Da Galileo a Freud, dai tempi di Giorgio Strehler a noi
1963: debutta al Piccolo Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. “Vi si affronta forse il tema di maggiore e più vitale importanza che la problematica del nostro momento storico possa proporci”, si legge nelle note di regia del Programma di sala di quell’anno.
Lo spettacolo raccontava di un uomo che per la prima volta applica il metodo scientifico per osservare qualcosa che era sotto gli occhi di tutti: la Luna. Freud non è stato da meno di Galileo: le sue scoperte sono paragonabili al ritrovamento di “Una Stele di Rosetta dei sogni”, secondo le parole di Massini.
Per il regista della pièce, Federico Tiezzi, lo spettacolo è un mezzo per osservare i pensieri che andavano sommandosi e susseguendosi nella mente del padre della psicanalisi; è il “racconto di formazione” di Freud stesso: immagini, gesti e simboli che costruiscono man mano il linguaggio di decodifica dei sogni, da lui definiti una “drammaturgia onirica”.
Freud, ovvero l’uomo
La messa in scena si nutre di storture e mancanze: “Freud si descrive come un vecchio ebreo zoppo che ha messo il piede in una terra sconosciuta. Non vedrà mai gli esiti estremi dea sua scoperta. È nella piena consapevolezza di uno che si sente mancante” (Fabrizio Gifuni - Freud).
Tiezzi guarda al lato umano di Freud e guida i suoi attori a un’interpretazione che eviti psicologismi, in modo che siano le parole a costruire i personaggi. Si rischia così di scoprire la fragilità di un medico preoccupato del rapporto con i suoi pazienti e di un uomo conscio della rivoluzione che le sue teorie avrebbero portato nel mondo.